Se ti manca uno o più denti, gli impianti dentali sono un’ottima soluzione per avere finalmente denti fissi. Ma a quale età si possono mettere?

Età per un impianto dentale

Se ti manca uno o più denti, gli impianti dentali sono un’ottima soluzione per avere finalmente denti fissi. Offrono una stabilità paragonabile alle radici dei denti naturali, aiutando le persone a sorridere e a vivere con rinnovata fiducia e sicurezza.

Studio Cannizzo riceve molte domande in merito e l’argomento dell’età fa parte di queste. Di conseguenza esaminiamo oggi i limiti di età in merito all’implantologia.

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Una persona giovane può avere un impianto dentale?

L’immaginario comune associa l’impianto dentale a un target di persone dall’età avanzata; ma non è così, anche i giovani possono ricorrere all’implantologia dentale, se necessario.

Ovviamente gli impianti dentali non sono adatti ai bambini in quanto non hanno ancora denti permanenti.

Il problema principale è che prima dei 18 anni le persone continuano a crescere. La struttura ossea della mascella è ancora in fase di sviluppo, il che significa che la struttura ossea non è fissa e può continuare a crescere. Gli impianti dentali sono destinati a durare, quindi eseguire un intervento chirurgico troppo presto nella vita è altamente contro indicato.

Al contrario, può essere una persona troppo anziana per gli impianti?

Molte persone tra i 60, i 70, gli 80 e persino i 90 anni hanno ricevuto impianti dentali e hanno ottenuto risultati di trattamento eccellenti. Poiché le persone hanno maggiori probabilità di perdere i denti più tardi nella vita, gli impianti dentali sono spesso una soluzione ideale e comune in queste casistiche. Insomma, non si è mai troppo “vecchi” per un impianto dentale.

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A che età posso mettere un impianto dentale?

Un impianto dentale può essere inserito all’età di 18 anni, ma anche in questo caso occorre andare con prudenza.

Questo perché Anche all’età di 18 anni, un paziente può ancora svilupparsi ulteriormente, il che significa che la mascella può continuare a crescere e a cambiare. Piuttosto che rischiare il fallimento del trattamento, è meglio che i pazienti a cui mancano i denti e che abbiano almeno 18 anni si incontrino con il proprio dentista per una valutazione completa della loro situazione. 

L’età influenza il successo di un impianto dentale?

Da questo articolo puoi capire come non è proprio l’età a influire sul successo o meno di un impianto dentale. Ma ci sono una serie di fattori di salute (legati all’età) che escludono la candidatura per gli impianti dentali.

Un paziente anziano può soffrire di gravi problemi di salute che rendono le procedure chirurgiche un rischio per il benessere generale. In questi casi, la chirurgia orale per posizionare un impianto potrebbe non essere la migliore soluzione da utilizzare.

Inoltre, una persona a cui mancano i denti da molti anni potrebbe aver subito una significativa perdita ossea o recessione gengivale durante questo periodo. In questo caso, il paziente non è un buon candidato per gli impianti dentali, è meglio ricorrere ad altre tecniche come l’implantologia zigomatica o un impianto a griglia

Se ne vuoi sapere di più, contattaci per fissare una prima visita e valutare la tipologia di impianto più adatto alle tue esigenze!

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L’allargamento gengivale, noto anche come iperplasia gengivale o ipertrofia, è una crescita eccessiva anormale dei tessuti gengivali.

Iperplasia gengivale, cause, sintomi e cura

Esistono diverse cause di iperplasia gengivale e possono essere raggruppate in quattro categorie:

  • ingrossamento gengivale infiammatorio
  • Iperplasia gengivale indotto da farmaci
  • fibromatosi gengivale ereditaria
  • cause fisiologiche di ingrossamento gengivale
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Iperplasia gengivale infiammatoria

Un ingrossamento gengivale può nascere da una situazione infiammatoria che si verifica quando la placca (accumulo di residui di cibo e batteri) si accumula sui denti. Questa è causata da una cattiva igiene orale da parte del paziente. Le gengive colpite da questa patologia sono spesso morbide, rosse e sanguinano facilmente. Fortunatamente, questa condizione di solito si risolve con pratiche di igiene orale efficaci (spazzolino da denti, filo interdentale) per rimuovere la placca e le sostanze irritanti sui denti.

Ingrandimento gengivale indotto da farmaci

I pazienti che assumono determinati farmaci possono sviluppare una ipertrofia gengivale. A differenza dell’ingrossamento gengivale infiammatorio, i tessuti gengivali in questi casi sono tipicamente duri, non dolenti, di colore rosa pallido e la maggior parte delle volte non sanguinano. Nei casi più gravi, la gengiva può coprire completamente le corone dei denti causando malattie parodontali nonché problemi con l’eruzione e l’allineamento dei denti. L’iperplasia gengivale indotta dal farmaco può risolversi parzialmente o completamente quando il farmaco viene sospeso. Se il farmaco non può essere interrotto, può essere eseguita la rimozione chirurgica della gengiva in eccesso (gengivectomia), anche se la condizione si potrà ripresentare. Poiché questa condizione è in qualche modo peggiorata dal livello di accumulo di placca sui denti, misure di igiene orale efficaci ne possono ridurre la gravità.

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Fibromatosi Gengivale Ereditaria

Questa è una rara condizione ereditaria che di solito si sviluppa durante l’infanzia, anche se alcuni casi potrebbero non manifestarsi fino all’età adulta. La condizione si presenta come un ingrossamento della gengiva dal colore rosa pallido, generalizzato o a volte localizzato, non dolente, a crescita lenta.  La rimozione chirurgica dell’eccesso gengivale è spesso necessaria per evitare lo spostamento dei denti. Possono essere necessarie rimozioni chirurgiche ripetute a causa della natura ricorrente di questa condizione.

Cause fisiologiche di iperplasia gengivale

Esistono numerose condizioni fisiologiche e sistemiche che possono favorire l’allargamento gengivale localizzato e/o generalizzato: tra queste possiamo segnalare la gravidanza, gli squilibri ormonali e la leucemia. L’iperplasia gengivale associata a condizioni sistemiche di solito si risolve quando viene trattata la condizione sottostante o, in caso di gravidanza, il parto. Come per l’ingrossamento gengivale indotto da farmaci, misure efficaci di igiene orale ridurranno il rischio di sviluppare l’iperplasia gengivale.

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La classificazione delle carie dentali è una fase importante per riconoscere la situazione della propria bocca ed agire al meglio.

Classificazione delle carie dentali

La classificazione delle carie dentali è una fase importante per conoscere il problema e sapere come agire al meglio. Lo strumento su cui dobbiamo lavorare sono le immagini della radiografia dentale. In questo articolo vedremo due diverse classificazioni, le più usate. La classificazione di Black e quella in base alla gravità della lesione.

Le carie non sono tutte uguali e l’odontoiatra statunitense Greene Vardiman Black ha preso in considerazione diverse variabili per dividerle in 6 classi. Prima di palarne nel dettaglio è giusto avere ben chiaro cosa sia una carie e il processo che porta al suo sviluppo.

Cosa sono le carie dentali

La carie è causata da una rottura dello smalto del dente. Questa si forma in seguito all’azione dei batteri accumulati nella placca batterica. È importante perciò rimuoverla ogni giorno con una buona igiene orale.

La carie è la patologia cronica più diffusa al mondo. Si tratta di una malattia infettiva che colpisce i tessuti duri dei denti, ovvero smalto e dentina. Parte dalla superficie dei denti per poi arrivare fino alla polpa del dente. La classificazione delle carie dentali usa un metodo preciso per poter dividere su diversi livelli le carie.

Quando la carie raggiunge la dentina e la polpa del dente è necessario procedere con la devitalizzazione. Si tratta in sostanza della rimozione della polpa del dente.

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Classificazione di Black

La carie è una malattia multifunzionale di origine esterna. Uno dei maggiori fattori di rischio è una dieta in cui sono presenti troppi zuccheri.

Può colpire vasi sanguigni e nervi causando forti dolori che possono intralciare la masticazione e i movimenti della bocca. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la carie provoca un rammollimento del tessuto duro del dente, evolvendo verso la formazione di una cavità.

La classificazione delle carie dentali di Black si basa sulla localizzazione, sul grado di coinvolgimento del tessuto dentale, sul dente colpito e sull’evoluzione della lesione cariosa. Questa va in base al dente interessato e alla posizione della lesione. Le classi sono 6 e sono indicate con numeri romani:

  • I: interessa i molari e i premolari. La carie si sviluppa all’interno dei solchi o delle fessure del tavolato occlusale;
  • II: interessa le superfici prossimali a molari e premolari, coinvolgendo più superfici;
  • III: coinvolge le superfici prossimali dei canini e degli incisivi, senza colpire il bordo incisale;
  • IV: coinvolge le superfici prossimali dei canini e degli incisivi, colpendo il bordo incisale;
  • V: la carie si trova sul terzo cervicale delle superfici facciali o linguali di qualsiasi dente;
  • VI: è localizzata nel margine incisale dei denti frontali o nella sommità delle cuspidi di canini e molari e premolari.
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Classificazione delle carie dentali in base alla gravità

La classificazione della carie dentali può essere fatta anche in base alla gravità della singola carie.

  • Iniziale: in questa fase gli acidi iniziano a corrodere i minerali dello smalto creando delle macchie bianche sulla superficie. Un trattamento remineralizzante fatto in questa fase può contenere o invertire il processo carioso.
  • Carie moderata: iniziano a formarsi dei fori a livello dello smalto a causa dell’erosione. Attraverso di essi gli acidi e i batteri possono continuare a penetrare, andando a lesionare anche lo strato sottostante.
  • Carie avanzata: gli strati esterni sono del tutto danneggiati e la struttura dentale è ormai fragile. La dentina e lo smalto si possono rompere, dando origine ad una cavità ben visibile.

Igiene dentale e salute

Come abbiamo detto, la classificazione delle carie dentali serve per capire come agire nel modo migliore sul problema riscontrato.

Scienziati e medici riconoscono la necessità di un approccio poco invasivo al trattamento chirurgico della carie. Questo comprende i trattamenti mirati all’arresto della progressione della carie o alla rimineralizzazione delle lesioni precoci. Comunque bisogna tener conto dell’effetto delle carie non trattate. Parliamo infatti di impatti sia sulla salute che sulla qualità di vita della persona.

Non si tratta solo di scoprire malattie grazie alle visite dentistiche, ma anche migliorare la propria salute per chi è già ne soffre. A quanto sembra il trattamento della parodontite migliora i livelli di glucosio nel sangue. La salute orale dovrebbe essere integrata nella promozione generale della salute.

Vi sono prove crescenti che la salute orale è strettamente correlata alla salute generale. Un esame della bocca può rivelare segni iniziali di malattie sistemiche, carenze nutrizionali e abitudini malsane come l’uso di tabacco o alcol. Inoltre le malattie orali sono associate a varie malattie non trasmissibili come il diabete, malattie cardiovascolari o respiratorie.

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Il parodontologo, una figura sconosciuta ai più ma molto importante per la salute dei nostri denti.

Il parodontologo è un dentista specializzato nella prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie parodontali e nel posizionamento di impianti dentali. I parodontologi sono anche esperti nel trattamento dell’infiammazione orale. Un parodontologo riceve una formazione approfondita nelle aree sopra citate, oltre a tre anni aggiuntivi di istruzione odontoiatrica. Hanno familiarità con le più recenti tecniche per la diagnosi e il trattamento delle malattie parodontali e sono anche preparati a procedure parodontali estetiche.

La parodontologia tratta maggiormente i casi parodontali più problematici, come quelli con gravi malattie gengivali. Offrono numerose tipologie di trattamenti, come l’ablazione e la levigatura radicolare (rimozione del tartaro e della placca batterica che aderiscono alla superficie radicolare del dente) o il debridement della superficie radicolare (in cui è rimosso il tessuto danneggiato). Possono anche trattare pazienti con gravi problemi gengivali utilizzando una serie di procedure chirurgiche. Inoltre, i parodontologi sono appositamente formati per il posizionamento, la manutenzione e la riparazione di impianti dentali.

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Trattamenti chirurgici

La gengivite e la parodontite possono far recedere o ritirare le gengive, esponendo la radice di un dente. Un parodontologo può eseguire un innesto gengivale, in cui preleva il tessuto, di solito dal palato, e lo utilizza per coprire la linea gengivale ritirata. Una gengiva sana può aiutare a fermare la carie, ridurre la sensibilità e il dolore e migliorare il tuo sorriso.

Altri trattamenti chirurgici che un parodontologo può eseguire sono:

  • Trattamenti laser
  • Procedure rigenerative per la crescita di nuovo tessuto osseo
  • Allungamento della corona dentale, rimozione del tessuto gengivale in eccesso
  • Impianti dentali per sostenere un dente o un ponte
  • Riduzione della tasca parodontale per aiutare a limitare lo spazio intorno alla radice del dente

Mentre alcune tecniche sono specifiche per il trattamento delle malattie gengivali, altre sono disponibili anche per scopi puramente estetici. I parodontologi offrono spesso servizi di chirurgia estetica come:

  • Allungamento della corona dentale per correggere il sorriso gengivale o un bordo gengivale irregolare
  • Innesti gengivali per ridurre l’aspetto dei denti lunghi dovuti all’età o a malattie gengivali

Durante la prima visita, il parodontologo di solito esamina l’anamnesi medica e dentistica completa del paziente. È estremamente importante per il parodontologo sapere se vengono assunti farmaci o se il paziente è in cura per qualsiasi condizione che può influenzare la cura parodontale, come malattie cardiache, diabete o gravidanza.

Un parodontologo esamina le gengive, controlla se c’è una recessione del bordo gengivale, valuta come i denti si incastrano quando si morde e controlla i denti per vedere se sono allentati. Determinerà gli spazi tra denti e gengive (conosciuti come tasche parodontali); questo aiuta il parodontologo a valutare la salute globale delle nostre gengive. Infine, attraverso delle radiografie o TAC potrà osservare la salute dell’osso sotto la linea gengivale.

Chi ha bisogno di un parodontista?

Alcuni problemi parodontali possono essere gestiti dal classico dentista. Tuttavia, poiché sempre più pazienti mostrano segni di malattia parodontale, insieme alla ricerca che suggerisce una relazione tra la malattia parodontale e altre malattie croniche dell’invecchiamento, il trattamento parodontale può richiedere un maggiore livello di competenza da parte di uno specialista qualificato. I pazienti che presentano livelli moderati o gravi di malattia parodontale, o pazienti con casi più complessi, saranno gestiti al meglio da un parodontologo.

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